Malacarne Live Set Solo, 2002/2003

MALACARNE LIVE SET SOLO Tour 2002/2003

malacarne_lss_130“Viaggio visionario lungo le sonorità del gruppo proposte da G. Succi in versione solista, chitarre voce e campionamenti in tempo reale. Allo scorrere della musica corrisponde il fluire delle immagini e a tratti del sonoro di un video di Francesca Fini realizzato appositamente, proiettato durante l’esibizione dal vivo”.

14 sept. 2002 FNAC Milano
> 14 sept. 2002 CAS di Inzago (MI) + BRON Y AUR [ live reports ]
> 05 oct. 2002 FNAC Genova [ live reports]
> 01 nov. 2002 SOTTERRANEI, Copertino (LE)
> 07 nov. 2002 COVO, Bologna + EDITH FROST
> 10 nov. 2002 SHOCK Club, (ex Reddox) Torino
> 22 nov. 2002 MAGAZZINI PRENSILI, Feltre, Belluno
> 23 nov. 2002 MALACARNE, Verona
> 29 nov. 2002 BLOB, Arcore (MI)
> 03 dic. 2002 YAMAMA, Nizza Monferrato (AT)
> 07 dic. 2002 EX SAPONIFICIO, Cantalupo, Alessandria
> 08 dic. 2002 FABRIK Moncaglieri, Torino + BLACK HEART PROCESSION
> 12 dic. 2002 CAMARILLO, Acqui Terme (AL)
> 18 gen. 2003 COX 18 (conchetta), Milano + TASADAY [ live reports ]
> 30 gen. 2003 AREA SISMICA, Meldola (Forlì)
> 01 feb. 2003 CALAMITA, Cavriago (RE) Kalporz Fest. [ live reports]
> 04 may 2003 TEATRO CARTIERA, Rovereto (TN) + CHEVREUIL [ live reports]
> 01 june 2003 SUNFLOWER, Centro Commerciale Orologio, Latina
> 07 june 2003 ALTERNATION, 19 rue Pierre Bourdan, Paris

Live reviews

live report > 04 may 2003
DISSONANZE ARMONICHE
Teatro alla Cartiera Rovereto (TN)

L’Adige

[…] il concerto di domenica sera al Teatro alla Cartiera di Rovereto ha offerto momenti di grande intensità emotiva ad un pubblico che ha assistito al concerto seduto sul palco attorno ai musicisti con il sipario che isolava tutti dal resto del teatro vuoto. Giambeppe Succi in questa occasione si è presentato da solo offrendo una dimensione, se possibile, ancora più alienante di quello che sono i Madrigali Magri.

Una chitarra a tratti urticante ha marcato liriche che trovano nella loro disperazione quotidiana una funzione precisa. In frasi come “tutto è assurdo” e “esserci non è facile” si trovano le sensazioni di una profonda ricerca di anime che porta poi, come uno specchio, alla scarnificazione estrema dei suoni.

Mentre la voce rauca di Succi esprime sincera sofferenza il loop della chitarra crea un manto ipnotico di campionamenti che ti avvolge sullo sfondo di immagini che passano come gli istanti della vita.

Una cupezza ed è quello che ci ha colpito nei Madrigali Magri, che non è mai fine a se stessa ma è piuttosto voglia di urlare, urlare in silenzio davanti al silenzio ossessivo degli dei.
[…]


live reports: > 01 feb. 2003
CALAMITA, Cavriago (RE)
Kalporz Festival [ kalporz.com ]
Daniele Paletta

[…] mi perdo l’inizio del concerto dei Madrigali Magri, anzi, del set solista del loro cantante.

Un vero peccato che la loro musica si adattasse poco al contesto della serata, ma Giambeppe ha offerto una prova davvero stupefacente: la loro musica è tanto scarna quanto ricca di suggestioni, e ha veramente rapito i pochi che vi hanno prestato attenzione.

La voce sibila parole oscure, le frasi di chitarra tagliano l’aria, mentre le immagini suggeriscono viaggi notturni, senza meta, la strada srotolata davanti a sé come un tappeto logoro e sempre uguale…insomma: per quel che mi riguarda, folgorazione istantanea. […]


live reports: > 01 feb. 2003
CALAMITA, Cavriago (RE)
Kalporz Fest. [ kalporz.it ]
Raffaele Meale

[…] Una famiglia virtuale che si è ritrovata in un luogo reale per trovare forma e dimensione. Tutto il resto potrebbe realmente passare in secondo piano, ma non sarebbe giusto; c’è stato lo splendido, estenuante concerto di Giambeppe Succi, Mr. Madrigali Magri in uscita solista, con le sue chitarre, capace di creare un rapporto osmotico tra l’impressione uditiva e quella visiva, solo sul palco, fermo, magnetico.

Un artista che sarà bene tenersi stretti e al quale va tutto il mio plauso, tutta la mia enfasi. […]


live reports: 18 gen. 2003
COX 18 (conchetta) Milano + TASADAY
http://www.kronic.it
Roberto Bonfanti

Non so perchè, ma queste serate riescono sempre a stupirmi in qualche modo.

Sapevo benissimo cosa mi aspettava, sapevo che l`accostamento fra il fascino senza tempo del blues sporcato di noise dei Madrigali Magri e l`avanguardia estrema dei Tasaday avrebbe dato vita a qualcosa di unico ed attendevo questa serata da mesi come un piccolo grande evento: dopotutto non capita spesso di poter godere nella stessa serata di due delle migliori band attualmente in circolazione… eppure certe sensazioni sono impossibili da dominare per cui, a dispetto di ogni previsione e di ogni attesa, si finisce sempre con l`essere travolti inesorabilmente dalla bellezza di questi concerti.

E` già passata la mezzanotte quando Giambeppe Succi, con la sua solita aria da poeta maledetto fra il cupo ed il mistico che lo fa sembrare un misto fra un demone e un angelo vestito di nero, sale sul palco, imbraccia la chitarra acustica e da il via allo spettacolo dei Madrigali Magri (anche questa volta in versione solista).

Un paio di pezzi per introdurre nelle atmosfere tipiche della band poi, dopo una “Negarville” minimale, Succi passa alla chitarra elettrica, sul telo alle sue spalle iniziano a scorrere suggestive immagini di strade notturne e si parte per quello che è uno dei più viaggi più emozionanti che si possano fare restando fermi.

I suoni cupi e sporchi della chitarra creano un`atmosfera claustrofobica ed ossessiva che sembra disegnare visioni schizzofreniche e sogni paranoici, mentre la voce soffocata e sofferente di Giambeppe sussurra le sue poesie malate, accompagnate dalle immagini di quel viaggio notturno che sembra non vedere mai il sole… ma alla fine l`alba arriva, almeno nelle immagini, anche solo per un momento: arriva il sole con il mare, il cielo, le case, ma il viaggio continua in un`alternanza di buio e luce accompagnati da quel blues stanco e malinconico in cui le canzoni ed i momenti strumentali si susseguono ininterrottamente, fondendosi e confondendosi fra loro.

Una ragazza vestita di bianco con una corona di fiori (un angelo?) cammina in un prato, poi inizia a scavare in un ammasso di rifiuti gettati in quello stesso prato fino a fermarsi a sfogliare un libro mezzo bruciato… è l`ultimo momento di luce, mentre in “Breve” Giambeppe sussurra “noi da qui ce ne andremo insieme… comunque sia è così”: le ultime parole della serata; torna il buio, riparte il viaggio, accompagnato dall`ultima lunga esplosione noise, poi il nostro demone travestito da angelo, la reincarnazione di un Robert Johnson del terzo millennio, se ne va… da solo, senza inutili parole, dopo uno show della durata di meno di un`ora ma dall`intensità impressionante.

Non so se sono pienamente cosciente alla fine del set dei Madrigali Magri: il loro (suo) concerto è una di quelle cose che ti rapisce completamente, ti fa dimenticare di tutto ciò che ti sta intorno e ti porta dove vuole, come gettandoti in fondo al baratro più scuro del mondo da cui la disperazione per non riuscire più a risalire si mischia alla commozione del guardare in alto e vedere la notte stellata più bella che si possa immaginare.

I pochi minuti per il cambio di palco mi servono a riprendere fiato e coscienza prima di gettarmi in un altro viaggio, questa volta di umore totalmente diverso dal precedente.

 


live reports: 18 gen. 2003
COX 18 (conchetta) Milano + TASADAY
Musicboom
Luca Fusari

Due esibizioni, due modi di mettere in discussione l’impianto del ‘classico’ concerto rock.

Nella serata che ha riunito Giambeppe Succi, impegnato nel ‘tour solista’ che ha seguito la pubblicazione dell’album Malacarne dei Madrigali Magri, ed i Tasaday, realtà storica della musica più ‘avant’ italiana, il pubblico (almeno quello avvertito, ché nemmeno concerti come questi sono immuni dalle presenze fastidiose tipo galline starnazzanti o simil-junkies ubriachi e ignari di quello che sta accadendo) si è trovato di fronte a due proposte distanti tra di loro quanto ad intezioni ed intensità, ma ugualmente affascinanti per quel che riguarda il ‘confronto’ col pubblico.

L’esibizione dei Madrigali si è svolta col solo Succi ad accompagnarsi con la chitarra, elettrica o acustica, quasi nascosto tanto dal film di Francesca Fini proiettato sullo sfondo del palco – o meglio, addosso a lui, quasi a confondere le idee su chi sia il vero oggetto della nostra visione – quanto dal tono a mezza voce e sussurrato del suo ‘cantato’, voce narrante delle esilissime composizioni che da Lische in poi caratterizzano la cifra stilistica del gruppo.

Uno spettacolo molto intenso se seguito da vicino, e confuso col chiacchericcio del locale non appena ci si distanziasse di qualche metro dal palco.

Supponiamo che la scelta di non essere ‘schiacciante’ e tradizionalmente casinaro sia una precisa volontà di Giambeppe, e che al di là del valore artistico della sua esibizione (che abbiamo apprezzato soprattutto nei momenti in cui l’accompagnamento di chitarra era trasformato da appositi effetti in uno strato strumentale di delay, distorsioni e suoni al contrario; inutile, direi, mettersi a spulciare tutti i titoli eseguiti, quando l’intensità è rimasta inalterata dal primo all’ultimo istante del concerto) mette alla prova l’attenzione di chi segue e fa gioco forza una ‘selezione’ tra pubblico attento e no. Una critica al meccanismo per cui chi sta sul palco deve per forza avere l’attenzione del pubblico o cosa?


live reports: MADRIGALI MAGRI + BRON Y AUR
14/09/2002 C.A.S. a Inzago (MI) di Roberto Bonfanti

A volte la puntualità serve a qualcosa; purtroppo però non sempre si riesce a rispettarla così, fra il traffico ed intoppi vari, questa volta mi sono perso i primi minuti dello show dei MADRIGALI MAGRI che per l’occasione presentano il nuovissimo album “Malacarne”, uscito da pochissimi giorni.

I 25 minuti a cui ho assistito, però sono ampiamente bastati a lasciarmi completamente affascinato dalle sonorità del gruppo che, questa volta in versione solista, con il solo Succi alle chitarre e alla voce riesce a creare atmosfere incredibili, ricche di una pathos fuori dal comune.

Un set a dir poco minimalista all’interno di un piccolo parchetto in prossimità dei C.A.S. di Inzago: un piccolo palco illuminato solo da due sobri faretti rosa ed al centro un uomo solo, che lascia che sia solo la musica a parlare, suonando i brani uno dopo l’altro senza interruzioni;

Chitarre elettriche o acustiche scordate o accordate nei modi più strani, percosse o usate in modo tutt’altro che usuale, creano una lunga scia di dissonanze e suoni apparentemente stonati ma ricchi di un fascino indescrivibile e, in mezzo a tutto questo, i sussurri sofferenti della voce appoggiano le loro poesie, disegnando dei blues malati, intrisi di emozioni senza un luogo nè un tempo che trasformano questo angolo della Lombardia e questa fresca serata di Settembre in qualcosa di magico. Peccato che le cose più belle debbano sempre finire troppo presto. […]


live report: FNAC – Genova – 05.10.2002
allaboutjazz.com di Luca Pagani
http://www.allaboutjazz.com/italy/articles/arti1002_030_it.htm

In questo buio pomeriggio autunnale nel Forum Fnac di Genova sulla centralissima Via XX Settembre assistiamo al set di presentazione del nuovo CD dei Madrigali Magri Malacarne, recentemente pubblicato da Wallace Records. Per l’occasione, il gruppo è rappresentato dal solo Giambeppe Succi. Due chitarre, una elettrica ed una acustica, due microfoni, alcuni pedali. Il set che propone la voce dei Madrigali Magri contiene molti dei brani scritti dal gruppo piemontese, da “Isolami”, contenuta nel CD di esordio Lische (autoprodotto nel 1998), qui in una versione dilatata rispetto all’originale, a “Megacasma”, sempre sullo stesso album.
Il live si compone anche di due tracce da Negarville (CD Wallace Records 09 – 2000), sorta di concept album su una città inesistente. Le due tracce qua proposte sono “Un posto per un altro” e “Porte dell’inverno”, delicata blues song che ben si presta ad essere riproposta in questo contesto.

Ben riarrangiate e funzionali risultano anche “Nuova casa”, leggera ballata acustica, “Era”, altra sfibrata canzone blues qui però un pò orfana della batteria. Menzione particolare, infine, anche per “Alba”, direi l’unico brano dei Madrigali Magri ad essere veramente cantato. Voce distante supportata da un arpeggio di chitarra volutamente incerto.

Ciò che hanno di particolare i Madrigali Magri nel panorama del rock italiano, è infatti la scrittura dei brani. Anche se ritmicamente spesso seguono linee 4/4, oppure sono strutturati in parti definite come strofa/ritornello/strofa, essi sembrano frutto di una sensibilità particolare. Di un’esasperata indolenza che nasce da una profonda coscienza e dalla musica blues.

Il songwriting dei Madrigali Magri, infatti, è qualcosa di estremamente fragile in quanto la scrittura viene sospesa a metà, gli arpeggi di chitarra e le parti di batteria vengono spesso troncati e abbandonati nel vuoto. Ho riscontrato in questo live, piuttosto che dall’ascolto di Malacarne, alcune positive influenze nello stile chitarristico. Anzitutto, John Fahey, ma direi anche molto il Neil Young periodo 70/80.

La voce di Succi è invece qualcosa di immediatamente identificabile nel panorama delle voci rock italiane. Sussurrata, sofferta, semplicemente declamatoria dei testi, poetici, riflessivi.
Succi ci racconta situazioni di abbandono, di oscurità, di risveglio, con una coscienza da maudit (“…nel bene e nel male io sono il male” recita “Blues Jesus”) e più raramente immagini. Il testo di “Tersila”, ad esempio, sembra scritto successivamente alla lettura de “Le Città Invisibili” di Italo Calvino.

Questa occasione live è un’ottima conferma di quanto ci sia di buono nel nuovo rock italiano.